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MARIA CONCETTA LAVORA NELLA SANITA’ E SCEGLIE L’EMBOLIZZAZIONE

Maria Concetta è ricorsa al taglia & cuci più e più volte ma i fibromi sono sempre tornati. Alla fine dice basta, non vuole ritagliare, tagliare, ritagliare, tagliare, non vuole perdere neppure l’utero, vuole embolizzarsi e così fa.

Ho scoperto i primi fibromi circa dodici anni fa. Li ho tenuti sotto controllo, non aumentavano e restavano di pochi millimetri;dopo circa 5 anni sono arrivati i cicli emorragici e ravvicinati. Al controllo ginecologico trovano i 5 fibromi e mi dicono che occorre l’ intervento in laparotomia. La faccio. PRIMO TAGLIA E CUCI. Con tutte le complicanze ed i problemi e una non facile ripresa,passano circa 4 anni di cicli emorragici, di nuovo, ma stavolta devo ricorrere alla trasfusione e un altro intervento di rimozione fibromi. SECONDO TAGLIA E CUCI dopo il quale segue una breve terapia con Esmya che mi dà tantissimi problemi e che sospendo quasi subito. Dopo quasi 3 anni la storia si ripete, emorragie ed anemia, la mia ginecologa propone un altro intervento per rimuovere i fibromi ed io dico bastaNO AL TERZO TAGLIAE CUCI, non me la sento, sono stanca,ed è stata lei stessa che mi ha, quindi,indirizzata all’embolizzazione. Cerco e trovo il dott.Valenza di Palermo che si mette a mia disposizione e dopo esami vari finalmente lunedì mi sono embolizzata,non ho tagli, ho fatto una leggera sedazione e a parte qualche dolorino dei primi giorni, che è normalissimo avere, sto bene. Ringrazio Antonella che mi ha tranquillizzata sull’embolizzazione raccontandomi la sua storia personale,e ringrazio il dott.Valenza e tutta la sua equipe per la professionalità e l ‘attenzione avuta nei miei confronti,mi sono sentita coccolata. Un grazie va a tutto il personale del Trauma Center dove sono stata in osservazione per le prime ore, mi hanno trattata con professionalità ed affetto! Questa è la mia storia,spero di non essermi dilungata troppo😘mando foto della mia mano.

Grazie cara per aver condiviso la tua storia. In effetti il detto ” Non c’è due senza tre” per fortuna non è sempre valido! Tantissime tra noi sono reduci da interventi chirurgici e, però, tutte hanno avuto una recidiva nell’arco di poco tempo, purtroppo.

Diversamente nessuna di noi, dopo la sua embolizzazione, ha avuto una recidiva.

SALVA IL TUO UTERO

Tu puoi

ANGELA MI SCRIVE PER L’AGGIORNAMENTO A DISTANZA DI UN ANNO

Angela si è embolizzata ad aprile 2017, dieci mesi fa. Non voglio aggiungere altro a ciò che lei stessa ha scritto di sua iniziativa, leggiamo insieme l’email che mi mandò un anno fa e vi mostro tutti i referti. Ci aggiorniamo, referto in mano!

Ciao a tutte, mi chiamo Angela, abito a Ferrara.                                                                                                                                                                                                            01/07/2017

La mia storia non è diversa da tante altre, ho scoperto i fibromi nel 2007 ma li ho trascurati, dal 2011 in poi mi hanno dato problemi.
Ho cominciato a frequentare dei professionisti del settore pensando che il mio problema potesse essere di loro competenza.
Avendoli trascurati i miei fibromi sono cresciuti, dalle ecografie, ne facevo almeno due l’anno, il fibroma principale è arrivato a 7,5 cm, la diagnosi era sempre uguale e mi dicevano che forse erano 2 fibromi,  dentro e fuori l’utero ma non si poteva intervenire solo sul fibroma, dovevano  togliere l’utero.
Mi hanno consigliato di fare due volte l’anno i  pap-test, per escludere tumori maligni, per fortuna non ero a rischio ma questo mi faceva pensare al motivo principale “Se non sono a rischio perché devo togliere una parte di me ??”
Ho visto professionisti di settore in Friuli, in Veneto e in Emilia-Romagna e l’esito cambiava solo per le dimensioni del fibroma e la posizione, la cura era sempre isterectomia. In Veneto mi hanno fatto fare una cura con il progesterone ma non ha avuto buon esito, quindi l’abbiamo sospesa.
La mia condizione negli ultimi anni era terribile, avevo dolori mestruali pari a doglie ed emorragie per 4 giorni del ciclo con una durata di 12/15 giorni al mese. Nel dicembre del 2016 ho avuto il ciclo più doloroso della mia storia e la sua durata è stata di 23 giorni, è finito e poi è ripartito come da calendario. Sono sempre stata regolare così sono andata in un’altra clinica qui a Ferrara, consiglio del medico di famiglia, altri € 160 per tastarmi un po’ e far finta di essere dispiaciuta, per dirmi che lei non operava ma mi mandava all’ospedale di Cona da dei suoi colleghi. Vado a Cona (Fe) da un’altra dottoressa con due specializzande,mi sono sembrate tutte alleate, non so se avete notato che parlano tutti/e con lo stesso tono, beh, mi hanno detto: “Se ha tanto male e le dà tanti problemi siamo tutte d’accordo che dobbiamo intervenire”. Quel giorno me lo ricordo in modo orribile, mi sentivo in trappola, non avevo più via di scampo non potevo rimanere in quelle condizioni e non avevo altre scelte, quindi mi hanno prescritto un farmaco che mi avrebbe bloccato le mestruazioni e mi hanno messa in lista. Tutto questo accadeva mentre io cercavo di capire e loro non mi guardavano neanche in faccia, ho dato un colpo alla mano della dottoressa cercando il suo sguardo e le ho chiesto “Se io faccio questo cosa può capitare dopo?” Ora era lei a non avere via di scampo quindi mi ha fatto un disegno e poi ha aggiunto che negli anni si può arrivare al prolasso della vagina, della vescica e si possono creare delle aderenze nell’intestino.
Quando ho cercato in internet cosa fosse questo farmaco che prescrivevano a tante donne, finalmente mi si è aperto un mondo che non ero riuscita a trovare prima. Ho preferito non prendere il medicinale, avevo troppa paura ma  finalmente ho trovato delle donne meravigliose che come me non volevano accettare l’isterectomia.
Qui ho conosciuto Eleonora, Angela, Antonella, prima mi hanno spiegato cos’era, da paziente a paziente, senza alcuna pretesa di sostituire gli specialisti, semplicemente due chiacchiere tra donne con la stessa malattia. Man mano che chiedevo mi indirizzavano alla persona più adatta, laureata in medicina,  per darmi le informazioni di cui avevo bisogno, la mia esigenza era di fare l’intervento il prima possibile, in SSN, quindi sono diventata l’incubo di Antonella che è stata un vero angelo, è stata molto brava a spiegarmi e tranquillizzarmi.
Antonella mi ha fatto conoscere il mio salvatore, Dott. Maurizio Morucci.  Gli ho mandato la mia risonanza e mi ha detto che potevo essere embolizzata.
Per inciso è venuto fuori dalla risonanza che la posizione del fibroma era completamente dentro l’utero quindi probabilmente operabile in laparoscopia, volendo. Una persona di buona volontà avrebbe potuto provare a operarmi senza togliere l’utero direttamente. In generale, senza indirizzarmi a nessuno in specifico, dico che a volte degli esseri umani andrebbero tutti castrati, si potrebbero castrare a pagamento, uno con l’altro, così almeno i soldi che cercano tanto li prenderebbero dalla loro castrazione collettiva.
Il Dr Morucci si è attivato subito, e ha cercato di introdurmi il prima possibile in lista d’attesa. Il primo aprile sono stata embolizzata da lui al San Camillo di Roma. Entrata il sabato e uscita il lunedì pomeriggio. Il 12 aprile ho avuto il primo ciclo mestruale senza emorragie e dolori quasi inesistenti. Oggi sono al terzo mese ed ho fatto la risonanza di controllo, ho già una piccola riduzione dell’utero e del fibroma principale quello che mi dava i problemi, ma anche uno esterno più piccolo ha subito l’attacco di Morucci.
La mia vita è tornata normale. Prima dovevo organizzare la vita in base al mio ciclo, anche mio marito ne era condizionato ed ora posso uscire quando ho il ciclo. Vorrei ringraziare tutte le ragazze, Antonella e il fatto che ancora condividiamo traguardi e il nostro Dott. Maurizio Morucci, un uomo umano, disponibile che ama il suo lavoro, anche quando non è di turno va a trovare le sue pazienti.
Voglio anche ricordare alle Italiane che la sanità pubblica non è morta, che esistono dottori che fanno il loro mestiere, che si può fare questo intervento senza andare in cliniche private le quali non garantiscono sempre una riuscita migliore.
Basta trovare la persona giusta.
Angela di Ferrara
Ho riportato l’email di Angela, dice tutto, è una grossa soddisfazione ricevere email di questo tipo.
Ora riporto un Whatsapp di oggi, di me e Angela, che , sostanzialmente, festeggiamo il pericolo scampato e il buon risultato.
scrren
Infine i referti di Angela, su sua autorizzazione.
SALVA IL TUO UTERO
Tu puoi
I Referti di Angela

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VI FACCIO SBIRCIARE NELL’EMBOLIZZAZIONE SU WHATSAPP

Oggi vi mostrerò come il buon senso e l’altruismo possono accomunare delle perfette sconosciute affette dalla medesima patologia con dei risultati inaspettati in una società moderna che spesso è fredda e asettica. Non tutto è perduto se ancora c’è del buono!

La fibromatosi uterina colpisce moltissime donne, noi siamo alcune tra loro, abbiamo scelto l’Embolizzazione Uterina perché crediamo nelle tecniche mini invasive che ci permettono di conservare il nostro utero, a prescindere dall’età o dal desiderio di riproduzione. In questi stralci di chat leggerete donne mature e ragazze giovani, donne che vivono all’estero e in Italia, tra noi non c’è distinzione di colore, religione ed età, sappiamo che tutte abbiamo lo stesso problema, tanto basta.

Rosalba di Napoli mi ha dato la possibilità di aprirvi una finestra sul web, il meglio del web, quello delle persone perbene che in silenzio si aiutano nel miglior modo possibile. Rosalba è una madre di famiglia, pacifica, veloce, efficace, lei fa ciò che reputa adeguato per se stessa e lo fa senza farselo ripetere due volte. Il medico è il referente, lui dice e lei fa. Rosalba è un ottimo esempio per tutte noi, è una donna che in poche settimane ha preso la sua decisione e ha avuto la fortuna di potersi embolizzare velocemente grazie a un posto letto che si è liberato all’ultimo minuto. E’ venuta da sola, ho avuto la fortuna di conoscerla di persona, è tornata a Napoli da sola, non un cedimento, non un timore di troppo, il giusto, quel tanto che basta per affrontare una situazione cercandone la soluzione.

Il giorno prima…

PRONTA PER PARTIRE

Il giorno stesso!

OGGI TOCCA A ME!

Il giorno dopo!!

la mattina dopo

Rosalba racconta la tua esperienza:

gESTIONE DEL DOLORE

Torna a casa, da sola, in treno. Missione Compiuta.

TORNATA A CASA

Grazie a Rosalba e a tutte le altre che mi hanno dato la possibilità di mostrare quanto, con buona volontà reciproca, le donne possano aiutarsi, far gruppo e ottenere dei risultati ottimi. Un’immagine e un messaggio che è una speranza concreta per  tutte quelle donne che combattono con i fibromi uterini e temono non esista una soluzione per loro. Noi siamo l’esempio vero, vivo, pratico e concreto che le tecniche mini invasive possono davvero essere una soluzione da valutare con interesse, insieme ai radiologi interventisti. Nella sanità pubblica abbiamo ottimi esempi di professionisti validi e seri.

FOTO

Buona fortuna mia cara Rosalba, ora tutto è in discesa!

SALVA IL TUO UTERO

Tu puoi

 

FEDERICA, LE SUE EMORRAGIE MESTRUALI E IL SUO CASO DAVVERO DIFFICILE

Federica è una donna con un utero molto complicato. Sanguinamento mestruale abbondante, tanto da rendere necessario l’utilizzo di dispositivi ad hoc, non essendo più sufficienti quelli per le mestruazioni “normali”, fibromi sparsi ovunque e lo spettro dell’isterectomia. Questa è la storia di Federica.

L’Embolizzazione Uterina è una soluzione mini invasiva che aiuta molte tra noi a superare momenti difficili, per Federica, caso particolarissimo, è stato reso necessario intervenire di nuovo, a distanza di qualche anno; Federica è una rarità, tanto complicata quanto interessante dal punto di vista medico scientifico ed è una speranza per tutte quelle donne definite “irrecuperabili”  che, però, possono sperare di arrivare alla menopausa integre.

In questo momento Federica è in reparto, in attesa del letto, avendo già fatto il mini intervento precedentemente sa in cosa consiste ed è in ansia quanto basta, le buone prospettive di riuscita sono ben maggiori rispetto alle umane inquietudini.

” Hai portato la vestaglia? Lo sai che il camice è trasparente.”

” Ho portato una felpa”

” E quanto è lunga ‘sta felpa, le copre le chiappe?”

Attimi di ilarità comune per sdrammatizzare e stemperare l’ansia, anche Federica riuscirà ad arginare il suo problema attuale e se ne tornerà nella sua città, Piacenza, con una condizione fisica migliore rispetto a quella di partenza.

Non ci sono donne “irrecuperabili”, ormai questo piccolo gruppo di volontarie ha raggiunto le cinquanta unità e tra noi non c’è nessuno che non ha tratto giovamento, anche i casi disperati hanno giovato di condizioni migliori di vita e le prospettive di una qualità di vita molto buona sono concrete.

Mai disperare, mai.

SALVA IL TUO UTERO

Tu puoi.

P.s. Più glamour di Federica non esiste, bella in ogni circostanza.

elefante

 

ILARIA,TI REGALO IL MIO CORAGGIO

Domani Ilaria si embolizza.

Ilaria è una ragazza di Roma, è un giglio candido appena sbocciato, delicata nei lineamenti e nell’animo. Il suo candore è quello di una dama inglese dell’epoca vittoriana, Ilaria è dolce come un vaso di miele e il suo spirito è pulito come una limpida giornata di primavera. Domani sarà il suo giorno, anche lei si embolizzerà  in un ospedale pubblico.

Abbiamo parlato tanto in queste settimane, le ho raccontato la mia esperienza e quella di tutte le altre donne che mi hanno privilegiato della partecipazione alla loro vita. Questo è un regalo per te, Ilaria, oggi sono io che scrivo di te, delle tue paure, normalissimi timori di una donna che vuole solo risolvere il suo problema di salute e ripone le sue speranze in questa tecnica mini invasiva di radiologia interventistica.

Ilaria, in queste settimane mi hai fatto sorridere, riflettere, pensare… A volte ridere di gusto, come non mi capitava da un po’, insieme a te, con te, come terapia per abbattere la paura.

“Ma le mutande le posso tenere?”

No, Ilaria, le mutande non le puoi tenere ma sappi che nessuno ti guarderà i piani bassi, almeno non come pensi tu, saranno tutti concentrati sul tuo fibroma, le tue vene, la tua salute e il benessere che ti coccolerà  sarà una sorpresa inaspettata. E se domani avrai paura e penserai a quella volta in cui anche dal dentista hai avuto paura e hai avuto paura anche dell’anestesia locale e della pomata anestetizzante e hai avuto paura della paura, guarda le persone intorno a te e pensa che sono lì per te e io, anche  io, sarò lì e ti stringerò la mano, con il cuore.

SALVA IL TUO UTERO

Tu puoi.

ANNA E I SUOI FIBROMI:DOPO ANNI DI “GIROTONDO” SI ORIENTA VERSO L’EMBOLIZZAZIONE

Anna ha una voce meravigliosa, è la voce di una mamma che ancora è in cerca di un figlio; sono anni difficili per Anna, molte visite, poche speranze, tanti soldi impiegati per la ricerca di quel bambino desiderato e ancora non arrivato.

In passato Anna si è già sottoposta a un intervento classico, ma, purtroppo, a distanza di poco tempo i fibromi si sono ripresentati e per lei è ricominciato quel pazzo “girotondo” che ti porta di studio medico in studio medico, di parere in parere e tu lì a cercar di capire cosa ti sta capitando e cosa è meglio fare.

Anna ha sentito tutto e il contrario di tutto, si è documentata autonomamente, ha pensato a ciò che realmente desiderava per se stessa, anche in previsione di un futuro migliore, magari coronato da quel sogno di un bambino atteso da una vita. Infine sceglie ciò che sente più adeguato rispetto alla propria condizione fisica, l’Embolizzazione Uterina in un ospedale pubblico è la strada percorribile che più trova in linea con i propri desideri.

Vedi? Ti faccio vedere l’ecografia. Il fatto è che tra una cosa e l’altra, tra un tentativo e l’altro i fibromi sono addirittura cresciuti e ora non voglio ripetere l’esperienza dell’intervento che prevede tagli e punti. Non me la sento. Voglio qualcosa di meno invasivo.

Subito si mette in contatto con uno dei tanti medici radiologi interventisti che con successo, da anni, praticano questa tecnica mini invasiva, Anna si rallegra del fatto che occorrerà una semplice anestesia locale, non avrà tagli sulla pancia e, di conseguenza, alcuna cicatrice. Niente punti. Massimo un paio di giorni in ospedale e poi può tornare nella sua città.

Anna si fida e si affida alla sanità pubblica, spero che tra qualche mese la sua dolce voce mi mandi un messaggio vocale in cui mi comunica che la situazione con i suoi fibromi è nettamente migliorata ed è, finalmente, incinta.

Anna, in bocca al lupo, come diceva Forrest Gump

” La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quale ti capita” !

MARA DA PESARO SI EMBOLIZZA

Mara è una giovane mamma marchigiana, un carattere d’oro, buona come il pane, di una educazione d’altri tempi. La sua vita è abbastanza impegnata, varie problematiche hanno caratterizzato gli ultimi tempi ma lei va avanti, per le sue due bambine e per se stessa. Il problema di salute che l’affligge da un po’ sono i fibromi uterini.

Dopo varie visite, consulti e prospettive Mara decide che ciò che preferisce, come paziente, è percorrere la strada che la conduce all’Embolizzazione Uterina; per lei questa tecnica mini invasiva e il radiologo interventista sono la miglior soluzione possibile. La possibilità di trovare una via d’uscita con un micro taglio all’inguine, in anestesia locale, la rassicurano, piano piano si fa coraggio e inizia il suo percorso.

Si reca da un radiologo interventista di un ospedale pubblico e in men che non si dica è pronta per l’intervento. Tutto fila liscio, più semplice di quanto immaginasse, non ci sono criticità eccezionali nelle sue condizioni di salute.

Affronta un viaggio, dalle Marche sceglie di rivolgersi a un ospedale di Roma. Una struttura pubblica in cui è certa di ricevere assistenza e professionalità senza alcun costo.

Mentre sto scrivendo Mara è sul letto, in ospedale, pronta per essere portata in sala angiografica e salutare i suoi fibromi.

In bocca al lupo Mara, sono gli ultimi istanti di vita dei tuoi fibromi, li salutiamo tutte insieme!

SALVA IL TUO UTERO

Tu puoi.

EMBOLIZZAZIONE UTERINA NELLA SANITA’ PUBBLICA: COME COMBATTERE IL FIBROMA CON LA TECNICA MINI INVASIVA

La sanità pubblica è necessaria, indispensabile.

Marianna e Barbara, partite rispettivamente da Gallipoli e da Cosenza, due donne che, scegliendo il servizio sanitario pubblico, hanno viaggiato verso un ospedale romano, il San Camillo Forlanini. Il fibroma uterino è una patologia molto diffusa, lo sappiamo bene noi pazienti che ogni giorno ci troviamo ad affrontare questo problema, talvolta sottovalutato. Emorragie, dolore, ansia, la qualità di vita scadente e un futuro incerto dove spesso viene prospettata l’isterectomia, mutilazione che prevede l’asportazione dell’utero. Molte tra di noi non vogliono essere mutilate, non vogliono risolvere un problema con un intervento che a molte di noi appare più invasivo del problema stesso.

Barbara è arrivata a Roma in pullman, da Gallipoli, Marianna è venuta da Cosenza, tutte e due, le vedete, insieme, per effettuare l’Embolizzazione Uterina, entrambe reduci da interventi “classici”, tutte e due hanno già tentato l’assunzione di Esmya, entrambe portano sul loro addome la cicatrice di quel taglio, entrambe con una recidiva e il desiderio di vincere la loro lotta al fibroma uterino in modo mini invasivo. Questa volta andrà diversamente, questa volta vogliono un intervento meno invasivo, si sono informate, hanno pensato e hanno scelto.

La foto è la più bella che si possa desiderare, Barbara, embolizzata da un giorno e Marianna, prossima ad effettuare l’intervento, la solidarietà femminile, quella tra pazienti, donne affette dalla medesima patologia, l’aiuto che tra di noi possiamo dare e avere concretizzato in due volti sorridenti.

La sanità pubblica è imprescindibile, non se ne può fare a meno, gli ospedali pubblici offrono professionalità eccelse, esperienza pluriennale e competenza. Il diritto a usufruire di questa tecnica mini invasiva nella sanità pubblica, gratuitamente, è un’arma vincente per combattere il fibroma uterino.

Talvolta, da paziente, mi trovo a rispondere a domande che mi fanno sorridere, la nostra amica Ilaria, di Roma, mi chiede:

” Davvero c’è gente che arriva da altre regioni?”

” Si, Ilaria, c’è chi si sposta, sceglie di operarsi qui a Roma o in altre città, scelgono perché si fidano, vedono che effettivamente è una buona struttura; parla con Barbara e Marianna, ti potranno spiegare loro, meglio di me, perché hanno scelto l’Embolizzazione Uterina”

” Io ancora non sono convinta sul da farsi… Ognuno dice la sua, ho tanta confusione in testa”

” Il momento della confusione, purtroppo, lo abbiamo avuto tutte. Ti rivolgi a una persona e ti dice una cosa, vai da un altro e ti dice il contrario. Per questo io mi appunto tutto, ogni donna che conosco e che, come me, ha scelto l’Embolizzazione Uterina, se vuole mi può dire la sua condizione di partenza, come sta dopo.. Di modo che possiamo fare una piccola statistica, nostra, personale e cercare di aiutare altre persone mettendole in comunicazione tra di loro, le operate e chi si deve operare, cercando di accomunare la gente in base alle proprie caratteristiche. E’ utile, per noi pazienti, è il punto di vista di noi pazienti, con altri pazienti. E’ un punto di vista concreto, reale”

” Io non lo sapevo neppure che nell’ospedale che, oltretutto, è vicino a dove abito, facessero l’Embolizzazione Uterina, non me lo ha detto nessuno”

” Se ne parla troppo poco, si sponsorizza troppo poco ciò che funziona e ci si sofferma sulle cose che non vanno. Vedi? Se ne parli, le donne lo sanno, scelgono consapevolmente e c’è anche chi decide di affrontare un viaggio pur di curarsi nella struttura pubblica che sceglie. Stiamo tutte bene, siamo sempre di più e stiamo tutte bene, è una garanzia anche questa”.

L’importanza delle strutture pubbliche, nessuna esclusa, è nel dare la possibilità alle donne di curarsi. Una scelta consapevole. Un motivo per parlarne.

 

SALVA IL TUO UTERO

Dall’Emilia Romagna a Roma: storia di una embolizzazione uterina

Noi donne lo sappiamo bene, i fibromi uterini ci rovinano la vita, ci fanno stare male, il solo pensiero di dover rinunciare al nostro utero ci disintegra l’anima. Molte tra noi vagano sul web in cerca di una soluzione che ancora non conoscono, qualcuna riesce ad uscire dal baratro, ma molte altre no. Solo con l’informazione si può vincere e si può vincere anche negli ospedali pubblici.

Leggiamo insieme la storia di una donna che ha creduto nella sanità pubblica.

Vi copio direttamente la testimonianza completa che ci ha scritto sulla pagina Facebook

“Salva il tuo utero”.

Ciao a tutte, anche io sono stata embolizzata da Dr Maurizio Morucci al San Camillo il primo aprile 2017.
Posso solo consigliare questa tecnica mini invasiva, perché dopo 6 anni di crampi dolori fortissimi e emorragie, ora sono libera di avere una vita normale, il mio fibroma era di 7,5 cm completamente all’interno del utero questo l’ho scoperto solo con la risonanza perché i ginecologi mi facevano fare le ecografie, ma non riuscivano mai a vedere come era posizionato, so che ci sono ginecologi che informano anche di questa tecnica, ma io non li ho mai trovati.


La soluzione era sempre isterectomia, finché ho conosciuto Antonella Carzek che mi ha spiegato come ha risolto il suo problema molto più esteso del mio, quindi dopo neanche un mese da questa scoperta, sono partita per Roma, ho conosciuto il dr Maurizio Moruccie ora sto bene, ma soprattutto ho ancora il mio utero , tutto questo l’ho fatto senza pagare cifre esorbitanti senza andare in cliniche private, ognuno deve poter scegliere la soluzione più consona e adatta alla propria situazione, in ogni caso questa tecnica viene usata anche in ospedale a Milano e a Castelfranco, io ho preferito il San Camillo perché avevo delle buone recensioni su Morucci, personalmente ho scelto lui e sono felicissima, purtroppo non ho conosciuto donne embolizzate in altri posti. Grazie e in bocca al lupo a tutte.

Sara e il suo fibroma di 15 cm sceglie la sanità pubblica

La storia di Sara e il suo fibroma di 15 cm. Leggiamo insieme quello che ci scrive.

Mi chiamo Sara e credo di aver avuto il fibroma più veloce della storia (in realtà era lì nascosto da un po’, ma non lo avevo notato).

Per come sono fatta io, mi vergogno di parlare dei miei problemi, raccontare le mie cose “intime”….Ed è questo il motivo principale per cui non sono mai andata dal ginecologo.

Ma dato che sono certa che questa possa essere una storia comune ad altre donne, ho deciso di raccontarla nonostante l’imbarazzo, perché spero che questo racconto possa servire a qualcuna per risolvere il problema in maniera rapida e (quasi) indolore come ho fatto io.

Ma procediamo con ordine.

Sono arrivata felicemente ai 40 anni, senza nessun problema di salute, lavoro in ufficio, pratico molto sport, ciclo puntuale come un orologio svizzero ed assolutamente privo di dolore, sintomi, emorragie…Avete presente le tizie della pubblicità degli assorbenti, che si buttano dal paracadute e fanno la ruota “In quei giorni lì”? Ecco, così.

Tutto questo fino a martedì 9 maggio, primo giorno di ciclo. A pranzo, inizio ad accusare uno strano mal di reni, appena accennato, che nel pomeriggio aumenta, nonostante la mia mezza bustina di OKI (che è la panacea di tutti i miei rarissimi mali), tanto che alle 7 di sera, decido di andare al pronto soccorso perché non ce la faccio più.

La diagnosi è colica renale, ma la dottoressa del pronto soccorso chiede un consulto ginecologico perché non è del tutto convinta.

Inizia il panico: Ginecologo? Con il ciclo? Per la prima volta?

E devo dire che il ginecologo ce la mette tutta per confermare le mie più recondite paure! Ma signora, alla sua età com’è possibile che non si sia mai fatta visitare?

E dopo visita ed ecografia, la diagnosi: fibroma, anche abbastanza grande (sui 10 cm) e la drastica soluzione: isterectomia…Tanto lei non vuole figli!

Ed è vero: figli non ne voglio, ma non voglio nemmeno essere tagliata e ricucita con così tanta leggerezza!!

Il giorno dopo sono su internet e trovo questo fantastico blog. Titubante, faccio una domanda, e subito, nella risposta, trovo solidarietà ed incitamenti al coraggio da parte di ragazze che ci sono già passate, e che mi fanno sentire meno sola.

Antonella, l’angelo che mi ha accompagnato durante tutto il percorso, mi dice di non perdere tempo e chiamare il Dr Morucci.

Non so perché, ma l’ho chiamato subito, fidandomi delle parole di una persona mai vista né sentita. E subito, chiacchierando con lui, ho sentito dall’altra parte del telefono non solo un dottore, ma soprattutto una persona di cui potermi fidare, tanto che ho prenotato una visita con lui per il lunedì successivo. (Nel frattempo ho dato buca al ginecologo che mi aspettava per fissare i dettagli dell’intervento!!).

Non me lo dimenticherò mai, l’incontro con il Dott. Morucci: mi racconta il suo lavoro, mi chiede di me e della mia vita e alla fine mi visita, confermando la diagnosi del ginecologo, con un’aggiunta: il fibroma non è uno ma sono tanti, non è da 10 cm ma almeno da 15 cm ed il dolore è dovuto al fatto che, avendo finito lo spazio a disposizione, preme contro i reni ( Ho scoperto dopo che rischiavo il blocco renale ed intestinale).

Nonostante questo, il Dottore non perde il sorriso e la calma: dice che posso pensare all’embolizzazione, decidendo il momento per me più comodo. Mi dà tutte le indicazioni necessarie e mi spiega che si tratta di un intervento tranquillo, in cui lui è specializzato e che mi rimetterebbe in piedi in qualche giorno.

Iniziano i dubbi: come incastrare il tutto nella mia vita? Mi ricovero venerdì, sabato e domenica? A giugno, luglio, agosto, dopo le ferie, dopo tutti gli impegni programmati ed irrinunciabili? Oppure subito e mi tolgo il dente al volo?

Il giorno dopo, la decisione: il dottore mi può inserire in un “buco” la settimana successiva (martedì 30 maggio) per cui evito di aspettare, rischiando di sentirmi ancora male.

Finalmente arriva il giorno fatidico ed iniziano i preparativi per l’embolizzazione.

In primis: catetere…attimi di panico!

Nonostante la gentilezza e la simpatia dell’infermiere che mi prepara e cerca in tutti i modi di mettermi a mio agio, niente da fare: la “pratica” non mi è proprio piaciuta!

E poi: camice, cappellino, calze…

Infine arriva il dottore e tutto ha inizio: anestesia locale ed antidolorifici a go-go…

L’intervento per me è stato un pò fastidioso, perché ho sentito forti bruciori, quando iniettavano la sostanza embolizzante. Mi ha spiegato il dottore che i miei fibromi erano grossi, molto vascolarizzati e di conseguenza molto innervati (quindi in sostanza, il dolore è stato più del normale).

Comunque nel giro di un’oretta, tutto finito.

Mi riportano su in camera ed inizia una notte movimentata: ogni paio d’ore scatta la chiamata per i poveri infermieri di turno, per “aumentare la dose” di antidolorifici.

Anche la mattina dopo non si annuncia delle migliori. Tra l’altro, scopro che uno degli effetti indesiderati della morfina è la nausea, quindi passo il tempo a metà strada tra il letto ed il bagno!!!

Però, già nel pomeriggio, la situazione si stabilizza ed il giorno dopo, rimane solo un po’ di stordimento, qualche dolore ed una quantità industriale di antidolorifici.

A casa, ancora qualche fastidio che comunque mi permette di riprendere la mia vita normale. E per normale intendo gente a pranzo, pulizie industriali post guerra chimica (la mia assenza di ben 2 giorni si è fatta sentire) e giardinaggio estremo con tanto di svasi e rinvasi, sistemazione orto e così via…

E, dal lunedì, di nuovo a lavoro.

La cura di antidolorifici ed antibiotici termina a distanza di 5 giorni, e penso bene di  passare la giornata seguente in montagna, attivata per la ricerca di un disperso! Devo dire che 8 ore di scarpinata all’inseguimento del mio cane concentrato sulla traccia, le ho pagate il giorno dopo con estrema fiacca e acciacchetti vari….

forse dovevo prendere più alla lettera il consiglio di riprendere l’attività fisica con moderazione e gradualità!!!

Ma il tutto succede ad un mese esatto dalla terribile scoperta!!!

Grazie ad Antonella di tutto il supporto, delle mappe per raggiungere l’ospedale, dell’elenco delle cose da fare e da portare, del suo modo di sdrammatizzare e farmi coraggio…

E grazie al Dottor Morucci, che una volta finito tutto mi ha detto: “Ho capito subito che dovevo conquistarmi la tua fiducia e fare tutto al volo, altrimenti non ti saresti decisa.” Non credevo che un dottore potesse prendere una paziente  così a cuore. In lui e nel suo team ho trovato non solo estrema professionalità, ma anche tantissima umanità.

È grazie a loro che il mio incubo è durato solo 30 giorni!